C’è forse qualcosa di più bello dell’avere 17 anni? Ricordo non solo i luoghi, le persone, le giornate salienti, ma anche gli odori, gli stati d’animo, i colori delle maglie ed il senso di inadeguatezza misto all’euforia del sentirsi parte di qualcosa. Quel qualcosa era il gruppo, le amicizie, i pomeriggi da riempire con nulla ma che poi – tant’è – sembravano pieni zeppi di vita.
Zero parte da là. ” E allora noi andavamo lenti perché pensavamo che la vita funzionasse così, che bastava strappare lungo i bordi, piano piano, seguire la linea tratteggiata di ciò a cui eravamo destinati e tutto avrebbe preso la forma che doveva avere. Perché c’avevamo diciassette anni e tutto il tempo del mondo.” Ci racconta con quel fare limpido e privo di fronzoli non solo quello che la maggior parte di noi ha ” fatto” ma anche quello che la maggior parte di noi ”ha pensato” e pensa ancora mentre, intenti a strappare lungo i bordi, ci accorgiamo che la vita sceglie per noi direzioni opposte; e ci porta ai lati del foglio.
Il suo pensiero scorre fra i colori di fotogrammi nati da disegni che sono piccole opere d’arte, frammenti di verità.
Il suo pensiero è il tuo, mentre seduta sul divano ti ripeti ”eh si…me lo sarò detta mille volte”. L’Armadillo diventa allora anche il tuo di alter ego, ed è anche a te che parla, perchè a schivare la vita ci abbiamo provato tutti – chi più chi meno – per paura, per pigrizia o perchè solo a pensarci siamo partiti già un po’ sconfitti e persino un tantino stanchi; e siamo rimasti allora seduti su quel divano – coi jeans ed i calzini – e siamo rimasti solo amici di quel tipo, come Zero e Alice, che incarna il suo rimpianto, l’amore non vissuto dell’adolescenza, l’incomprensione che segna l’occasione ”persa”.
Sarah, la migliore amica di Zero, ci definisce fili d’erba. Fili d’erba solitari in mezzo ad un prato. Fili che da soli ”non spostano niente”, il che esprime esattamente quello stato d’animo là, quello di chi sa che da soli non si arriva lontano ma che insieme sì, si viaggia a lungo.
Zero ti riporta indietro e poi violentemente in avanti. In un andirivieni che ti strappa grandi risate, di quelle che nascono dalla pancia, nel punto proprio sopra l’ombelico e sgorgano poi vere dalla bocca. La mia casa si è riempita di risate, e di lacrime di puro divertimento.
Pensi ”è un genio” e poi ti dici ”è solo vero”.
Vero anche qualche giorno fa, quando in risposta ad un articolo dove ”con un virgolettato” si parlava della sua attuale vita post -serie tv descrivendola come ”invivibile” (per via della fama ottenuta in maniera così dirompente) lui ha pensato bene di rispondere con una vignetta.
”le vite invivibili so’ altre” …e ridi, ridi ancora, e pensi ”c’è riuscito ancora una volta!” M’ha fatto ridere e mentre ridevo m’ha fatto anche riflettere, perchè questa è la sua dote più grande, la più vera: Zero ti fa pensare. Ti costringe, a pensare.
Zero è il nostro Armadillo, in un gioco di ruoli inconsapevole e meraviglioso, diventa lui la nostra coscienza. Ridiamo di lui e poi di noi e ancora di lui, in un cerchio senza capo nè coda in cui c’additiamo su chi abbia fatto prima cosa.
E’ seduto davanti a noi, lui e i suoi occhi tondi un po’ strabuzzanti e ti guarda fisso in viso, sorride sornione perchè lui lo sa. L’ha sempre saputo.
Che ora che c’ha detto ad alta voce ‘sta cosa delle cicatrici le mostriamo con orgoglio. Sono parti di noi, la parte più importante, sono ”la vita”, come dice lui.
La mia è qua, proprio sul petto, e mentre lo ascoltavo ho pescato lo Zero-pensiero dal fondo del mio animo, lì dove era nascosto e dove lui sapeva che l’avrei trovato, e l’ho portato a galla.
Sono fuori dai bordi, e lo sono da un bel po’. E lo sei anche tu , e tu, e tu. Lo siamo tutti; perchè è così che la vita fa. Come un’onda, una marea, una spallata bella forte mentre con le forbici tenti d’andar dritto sul foglio.
Ma Zero è questo che ci vuole spiegare, che fuori dai bordi è probabilmente qui dove ci troviamo oggi, e che sì forse non l’abbiamo scelto, nè era nei nostri piani di diciassettenni, ma è il nostro posto.
E che l’importante è strappare, perchè finchè strappi significa che ci sei, in milioni di modi possibili. Ma sei qui.